C’è attesa per la nuova deposizione in commissione Covid di Goffredo Zaccardi, ex capo di gabinetto del ministro Roberto Speranza durante la pandemia. Il suo ruolo nel mancato aggiornamento del Piano pandemico, questione su cui ha indagato la Procura di Bergamo, si intreccia naturalmente con quello dell’ex Dg della Prevenzione Ranieri Guerra, considerato (a torto, secondo il Giornale) uno dei responsabili.
Come ha ricostruito il Giornale, c’è un aspetto che riguarda proprio gli accessi agli atti dell’ex numero 2 dell’Oms Guerra, attraverso la catena di comando politica: dai documenti si capisce che il ministero rispondeva solo dopo il via libera del gabinetto, che decideva tempi e modi.
Nella sua prima audizione in commissione Covid della settimana scorsa Zaccardi ha dichiarato che né lui né tanto meno il ministro Speranza hanno mai avuto alcun ruolo relativamente al rapporto Oms dell’ufficio di Venezia, pubblicato e ritirato dal suo stesso coordinatore, Zambon, dopo 24 ore dall’uscita – non autorizzata secondo la stessa OMS, è bene ricordarlo - su richiesta dell’ufficio Oms di Pechino immediatamente accettata da Zambon.
Circostanza questa smentita da ricostruzioni giornalistiche e da atti giudiziari, ma che Zaccardi ha deciso di negare: lo stesso Report nella trasmissione dell’8 novembre 2021 (intitolata ‘La resa dei conti’) pubblica le comunicazioni intercorse tra Brusaferro e Speranza, con l’ex ministro che conclude ‘con Kluge sarò durissimo’, oltre a una chiosa dello stesso Kluge diretta a Zambon che suggerisce di cambiare strategia perché ‘non possiamo addossare tutto a Ranieri Guerra’.
Quello che colpisce è che l’ex capo di Gabinetto ha dichiarato di avere avuto solo due contatti con Guerra: uno il 18 maggio 2020 e l’altro il 27 maggio 2020. In entrambi i casi, Guerra lo avrebbe secondo lui «importunato» per un accesso agli atti di cui lo stesso Zaccardi in commissione d’inchiesta Covid non specifica la natura.
«Il Giornale» è oggi in grado di rivelare in esclusiva che l’accesso agli atti richiesto da Guerra venne limitato al 31.12.2018 (escludendo quindi il 2019 e i primi mesi del 2020, anno di investimento di Speranza e di avvio della pandemia) e avvenne solo l’8 ottobre del 2020, con una seconda richiesta del 23 novembre 2020, recepita dal dott. Rezza solo il 10 dicembre del 2020, non certo a maggio come invece ha dichiarato Zaccardi.
Quindi l’ex capo di gabinetto ha fornito delle date completamente sbagliate: a maggio aveva parlato sicuramente del piano di supporto all’Italia proposto da Guerra, aveva indicato le due regioni a favore delle quali si sarebbe dovuto procedere e aveva probabilmente anche discusso successivamente del ritiro del Rapporto di Venezia e dei due tecnici dell’ISS che Brusaferro successivamente indicò a Guerra, ovvero Luigi Bertinato e Gianfranco Brambilla, che avrebbero dovuto collaborare con il team di Venezia non per modificare il testo del Rapporto, ma per definire la posizione dell’Italia in un allegato tecnico, come ampiamente documentato e come richiesto dalla stessa OMS, che lo dichiarò nella risposta alla rogatoria della Procura di Bergamo che, guarda un po', nessuno cita, ma che sembra essere stata acquisita finalmente agli atti della Commissione.
Solo dopo l’estate del 2020 intervenne la questione dell’accesso agli atti, come documentato nella mail di Rezza, questione che venne infine conclusa con un diniego da parte di un dirigente amministrativo, Ernesto Adabbo, a maggio del 2022: perché Zaccardi mescola le carte in questa maniera e nega il coinvolgimento del ministro nella questione, che invece perfino Report documenta?
In quella data, Guerra richiese la documentazione relativa al rinnovo del piano pandemico, da lui proposta al Ministro Lorenzin a settembre del 2017. A rispondere però non fu più Rezza, ma il citato Ernesto Adabbo, Direttore dell’Ufficio 1 – Affari generali: «Gentile dott. Guerra, faccio riferimento alla richiesta, da lei avanzata per le vie brevi al dottor Rezza, di ricevere la bozza di Piano pandemico di metà 2019. [...]Le preciso che trattasi della bozza del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) e che il documento è antecedente al 6 aprile 2020, data di invio della bozza al gruppo di lavoro istituito a tal fine».
Come risulta dall’informativa sul Piano pandemico della Procura di Bergamo, a divulgare questa bozza datata 2019 fu il successore di Ranieri Guerra alla prevenzione, Claudio D’Amario, che il 29 settembre 2020 l’avrebbe mandata al cronista di «Report» Giulio Valesini, anch’egli audito recentemente in commissione. «Buongiorno, mi conferma che è la bozza del nuovo piano lasciato da Lei?» - scrive Valesini. «Si, condivisa con il referente delle malattie infettive, Dr Maraglino. È il frutto di numerosi incontri avuti praticamente da fine 2018».
Guerra chiese anche altra documentazione: «Avrebbe anche copia dei tre rapporti dell’Italia sui livelli di preparazione pandemica consegnati a Oms nel 2014 e nel 2017 sembrerebbe (io non ricordo nessuno dei due a dire la verità), oltre a quello del 2020 firmato da D’Amario?»
Adabbo risponde specificando di essersi consultato con l’Ufficio di gabinetto: «Gentile dottor Guerra, da recenti indicazioni ricevute dall’Ufficio di gabinetto, siamo tenuti a gestire la tipologia di richiesta da ultimo da lei inoltrata in raccordo con il citato Ufficio. Pertanto, sarebbe preferibile che lei presentasse una richiesta formale di accesso agli atti».
In altre parole: il gabinetto di Speranza controllava direttamente tempi e modalità delle risposte. Non le direzioni tecniche. Non i dirigenti competenti. Ma la struttura politica.
Nel maggio 2022 le autovalutazioni annuali inoltrate all’Oms dal ministero della Salute erano un segreto di Pulcinella. Tanto che fu la stessa direzione della Prevenzione a divulgarle, a seguito di un accesso agli atti. Le aveva praticamente tutta la stampa nazionale che in quegli anni aveva seguito il Covid.
Perché allora l’Ufficio di Gabinetto si mette di traverso con Guerra? E perché a lui non risponde più Rezza, ma un amministrativo che si interfaccia direttamente con il capo di gabinetto?
Perché l’Ufficio di gabinetto dettava i tempi e dava le carte, scavalcando le direzioni competenti sul Piano pandemico? Perché imporre un filtro politico su una documentazione ormai nota agli addetti ai lavori?
Nell’informativa della Procura di Bergamo sul Piano pandemico si legge che «ulteriore conferma sul fatto che del Piano pandemico se ne occupasse anche il gabinetto del ministro emerge anche tra una chat tra D’Amario e tale D’Agostino (ndr, il segretario particolare della ex Ministro Lorenzin)». Il 9 dicembre 2020 D’Amario scrive: «La bozza era pronta a fine 2019. Anche il nuovo Piano. Poi tutto fermo tra Gabinetto/Bissoni e consulenti vari…».
Zaccardi che cosa dirà in commissione a questo proposito? La sensazione è che nella catena di comando della pandemia molto si sia deciso al livello politico, più che a quello tecnico. E che sulla figura di Zaccardi — discreta, defilata, ma sempre nevralgica — ci siano ancora molte domande da fare e molte risposte da dare, soprattutto per inquadrare in maniera corretta le date di interlocuzione con Guerra e probabilmente anche l'oggetto della discussione, che forse non ricordava bene.

